La guida autonoma è uno dei temi più discussi dell’automobilismo attuale, e lo dimostrano anche le dichiarazioni di un grande esperto.
Sono tanti i temi che l’automobilismo affronta costantemente, e fra questi c’è sicuramente la guida autonoma. Insieme a connettività ed elettrificazione, è sicuramente uno dei più discussi. Ma in cona consiste la cosiddetta vettura autonoma? In poche parole, sarebbe un mezzo automatico in grado di rilevare le caratteristiche della strada e di percorrere un determinato tragitto senza alcun bisogno dell’intervento umano. Sembra assurdo, ma in poche parole è proprio questo.
I veicoli autonomi possono riconoscere l’ambiente grazie al supporto di radar, lidar, GNSS e visione artificiale. Ci riferiamo a sistemi di controllo avanzati, capaci di interpretare determinate informazioni per individuare percorsi appropriati, ma anche ostacoli e segnali che in strada sono veramente assai diffusi.
Tali modelli sono pure capaci di aggiornare le mappe in base ad imput sensoriali. Così facendo è possibile tenere traccia della propria posizione anche in caso di variazione delle condizioni o di cambiamento dell’ambiente. Non tutti però sono convinti del progresso in questo campo, tra cui un esperto davvero illustre.
Auto a guida autonoma: un’evoluzione partita da quasi un decennio
Chiariamo: la strada per arrivare a destinazione è ancora lunga. Il mondo e i suoi abitanti non sono minimamente ancora pronti alla guida autonoma, che comunque ha già ottenuto diversi risultati molto interessanti. Esistono macchine robotiche, dei prototipi e dei sistemi dimostrativi. Ma non sono state mai approvate, a differenza – ad esempio – di navette all’aperto per zone pedonali; queste sono in commercio dal 2014 e operano a circa 20 chilometri orari.
In Europa, precisamente in Belgio, Francia, Italia e Regno Unito, stanno pensando di utilizzare veicoli automatici per il trasporto pubblico. Germania e Spagna ragionano invece sull’utilizzo di mezzi di questo genere nel traffico. Ma non si tratta di novità assolute, perché la via dell’automaticità è stata cercata fin dal 1920. Le prime prove promettenti sono arrivate soltanto nel 1950, con i primi mezzi autosufficienti realizzati nell’80.
Merito dell’Università di Carnegie Mellon; senza dimenticare il progetto EUREKA dell’87, portato avanti da Mercedes. Quest’ultima può essere considerata la svolta assoluta, anche perché in seguito aziende come General Motors, la stessa Mercedes, Toyota, Renault, Nissan e Google si sono concentrate sulla guida autonoma.
Per quanto riguarda l’Italia, è iniziata la prima sperimentazione di mezzi autonomi su strade pubbliche, con l’obiettivo di testare le capacità di circolazione di questi mezzi nel traffico cittadino, nel 2019. Anche se, a dire il vero, i primi test – per quanto limitati e limitanti – hanno avuto inizio nel 2013. Come dimenticare poi la Tesla Model 3, che per volontà di Elon Musk, nel 2023 è divenuta la prima auto a basarsi esclusivamente sulle videocamere, eliminando così sensori e radar.
Guida autonoma: la classificazione dei livelli
Nel 2014, la SAE International ha pubblicato un nuovo standard internazionale. Questo è stato necessario a definire sei differenti livelli per quanto permane la guida autonoma. Una classificazione, questa, basata su quanto il guidatore debba intervenire più che sulle capacità dell’auto:
- livello 0;
- livello 1;
- livello 2;
- livello 3;
- livello 4;
- livello 5;
- livello 6.
LIVELLO 0: in questo caso non vi è alcuna autonomia dell’automobile, quindi si tratta di una vettura tradizionale. Il conducente si deve perciò occupare di ogni aspetto della guida, e deve farlo senza alcun tipo di supporto elettronico.
LIVELLO 1: in tal senso, il conducente deve fare attenzione ad ogni situazione che lo circonda alla guida. Ma è supportato a livello informativo, in maniera visiva o acustica, da sistemi elettronici che possono indicare la presenza di situazioni di pericolo o di condizioni avverse. L’auto si limita ad analizzare e rappresentare le situazioni, ma il conducente ha la totale e piena responsabilità di praticamente ogni evento legato al veicolo.
LIVELLO 2: il guidatore detiene un supporto maggiore. L’auto interviene su accelerazione e frenata attraverso alcuni sistemi di sicurezza. Pensiamo alla frenata assistita o a quella di emergenza anticollisione. La direzione di guida e il controllo del traffico appartengono ancora al conducente, anche se in alcuni casi lo sterzo può essere gestito in maniera parzialmente automatizzata (ad esempio, con segnaletica orizzontale ben visibile).
LIVELLO 3: l’automobile è in grado di gestire la guida in condizioni ambientali ordinarie, gestendo accelerazione, frenata e direzione. Chi guida interviene in situazioni problematiche in caso di richiesta del sistema o se lo stesso nota condizioni particolarmente complesse.
LIVELLO 4: in questo caso non è richiesto l’intervento del guidatore, il mezzo può quindi operare in completa autonomia. Tuttavia, il conducente può decidere in qualsiasi momento di riprendere il pieno e totale controllo dell’automobile.
LIVELLO 5: è l’ultimo livello, quello della completa automazione del veicolo. Specifichiamo che, soprattutto gli ultimi due livelli, sono ancora un miraggio. Almeno per quanto riguarda l’utilizzo costante di un’autovettura, dato che alcuni prototipi sono in grado di raggiungere anche il quinto livello.
Non tutti sono convinti della guida autonoma
Non tutti sono pienamente e fermamente convinti delle potenzialità della guida autonoma. A partire da Jeremy Clarkson, storico presentatore di Top Gear e The Grand Tour, che di recente all’interno di una rubrica gestita da lui sul Sun, ha criticato la decisione della Gran Bretagna di legalizzare le vetture a guida autonoma a mani libere. Si tratta di una tecnologia montata sulla Ford Mustang Mach E e che funziona in alcuni tratti autostradali premappati.
La critica di Clarkson va a toccare alcuni tasti legislativi: “Per legge devi guidare e prestare attenzione. Esistono sensori che monitorano anche i tuoi occhi. Se sei in macchina, puoi guidare”. Per quanto riguarda la possibilità, non ancora concreta ma certamente immaginabile nel futuro, di dormire al volante, il presentatore pensa che “con una guida di livello 5 potresti addormentarti nello stesso modo in cui potresti farlo con un leone nella stanza. Non siamo in America”.
Insomma, critica molto accesa e dura da parte di Jeremy Clarkson, che considera e valuta in maniera totalmente contrariata la guida autonoma. La critica continua e va a toccare un altro tipo di problematica. Ed è assai ‘pratica’: “L’auto non può entrare nel negozio per comprare da mangiare. Devi farlo tu, ed essere lì. Se sei in auto, puoi anche guidare. La tecnologia è più affidabile degli uomini? La stragrande maggioranza degli incidenti aerei è causata da un errore del pilota. Ma gli aerei sono perfettamente in grado di decollare, volare e atterrare. Ma saliresti su un aereo che non ha umani a pilotarli? Nemmeno io”.