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E’ tra i simboli del concetto di originalità e personalizzazione applicati al mondo automobilistico, eppure, la storia che ha dato vita a Citroen 2CV muove da tutt’altre premesse. Restava un’incompiuta che ha avuto degna soddisfazione. L’idea di Serge Gevin, di una 2CV bianca e gialla, i colori dell’estate e la leggerezza di una personalizzazione che non vide mai la luce. A quell’immagine Citroen Italia ha dato compimento, affiancata dallo stesso Gevin, già padre di numerosissime 2CV personalizzate, lui titolare dell’agenzia che curava gli allestimenti del marchio – oggi diremmo gli stand – del Double Chevron. Nel 1976 la Spot fu la prima rilettura della Deuche, poi seguita dalla Charleston a inizio anni Ottanta e tante altre.
Il bianco e arancio della Spot si trasforma in una carrozzeria prevalentemente bianca sulla Soleil, con i parafanghi anteriori e posteriori, la capote e il bagagliaio. Fari tondi, calotte bianche.
A fare il resto, in un insieme già di per sé giocoso ed estivo – e un richiamo a cielo, mare, sole e gioia di vivere doveva essere Soleil – lo sticker di un salvagente applicato in coda, quello di una pipa e cappello marinaio sulle portiere. A fare da “base” per la realizzazione della Soleil, una 2CV Club del 1982.
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La mission venne interpretata dal progettista Andrè Lefebvre, ma la TPV (acronimo di Tres Petite Voiture, macchina molto piccola), prototipo del quale se ne realizzarono 250 esemplari, 3 appena quelli sopravvissuti – dopo l’ordine di distruggerne gran parte a ridosso dell’invasione tedesca nella seconda guerra mondiale -, aveva bisogno di un tocco gentile, quello che seppe garantire Flaminio Bertoni nel 1945, chiamato da Boulanger a migliorare il look della TPV.
Di versioni alternative per motore e configurazione se ne contano una miriade, la 2CV arrivò a liste d’attesa di 30 mesi, tale fu il successo sul mercato. E superò anche le richieste di Boulanger, vista l’abitabilità per quattro persone a bordo.
La produzione iniziò nel 1948, quella industriale un anno dopo. Il motore passò dai 345 centimetri cubici del debutto ai 602 cc della serie AZ-KA, prodotta tra il febbraio del 1960 e il luglio del 1990. Con 1 milione e 458 mila esemplari non sarà la 2CV più popolare, perché la palma di produzione di maggior volume va alla versione AZ, con motore 425 cc, costruita tra il 1954 e il 1970: 1 milione 732 mila e 798 esemplari uscirono dalla fabbrica.
La 2CV è il tassello mancante e si affianca ai 3 milioni e 872 mila esemplari con carrozzeria berlina, mentre furono 1 milione e 246 mila le 2CV prodotte per usi commerciali e loro derivazioni.
[npleggi id=”65069″ testo=”Citroen 2CV, la storia di una “parapioggia” su quattro ruote”]
Non solo ebbe vita propria longeva e di successo, ma servì a creare una miriade di altri modelli. Dalla Furgonette AZU alla AK, fino alla Acadiane, proseguendo con i modelli “civili” Dyane, Mehari, AMI6 e AMI8, AMI Super, senza dimenticare il telaio prestato alla M35 e il motore alla Citroen LN.