Car Sharing, sanzioni in arrivo in Italia: situazione insostenibile, cosa sta accadendo

Nonostante sia in uso da tanti anni in Italia, il car sharing crea ancora episodi di tensione. Ecco la ragione delle possibili multe.

Sono sempre di più le persone che scelgono di affidarsi ai servizi di car sharing, che permettono di prendere in prestito un’auto per un limitato periodo di tempo. Da chi la utilizza mentre si trova in viaggio in un’altra città, a chi decide di non sostenere i costi di avere un’auto propria ma non vuole rinunciare in alcuni casi alla comodità dell’automobile.  Negli scorsi anni il servizio ha attraversato un momento difficile ma adesso sembra passato.

Dopo la pandemia il car sharing è tornato a crescere. Nello specifico la mobilità sostenibile avrebbe conquistato 2,5 milioni di italiani. Questo almeno secondo i dati diffusi dalla ANIASA. Quanto invece mette in luce un’indagine della FreeNow è un dato per nulla positivo. E riguarda perlopiù il rispetto delle regole, comprese quelle più basilari.

Car Sharing, la denuncia degli utenti

Ben il 94% degli intervistati, una cifra enorme quindi, avrebbe denunciato un comportamento scorretto da parte degli altri utenti. Ma cosa farebbero i nostri connazionali di tanto maleducato?  Per il 68% delle persone i mezzi condivisi vengono lasciati in condizioni poco consone. Per il 52% non vengono rispettate le norme stradali e per il 44%  chi usufruisce del servizio parcheggia malamente.

Tutto da buttare via, allora? Nient’affatto. In sé la percezione è positiva e l’approccio dell’utenza è proattivo. Diversi utilizzatori, infatti, nello specifico siamo sul 74% degli interpellati, si sono dichiarati pronti a dare una mano per migliorare il sistema, segnalando ad esempio i mezzi in cattivo stato. Il 70% ha invece comunicato la volontà di fare denuncia di eventuali comportamenti illeciti. E il 25% ha dato l’ok a sanzioni come la sospensione o il blocco dell’account per chi non si comporta in maniera corretta.

Effettivamente basta girare per i grossi centri abitanti per rendersi conto di come molti adottino un atteggiamento superficiale, al limite del ritiro della licenza di guida.  E in generale la sensazione è quella che ci sia della noncuranza legata al fatto di non essere i proprietari.

Car sharing, che cosa bisogna migliorare

Diversi sono i consigli provenuti dalle persone che hanno partecipato all’inchiesta. Il 58% ha segnalato che bisognerebbe dare maggiori informazioni sulle potenzialità e i benefit del servizio di condivisione. Per il 41% dovrebbe essere riservato solamente a chi è in possesso di patente o patentino. Mentre più o meno tutti si sono detti convinti dell’utilità di questa modalità di spostamento nei centri urbani per ridurre l’inquinamento  e il traffico.

Secondo Umberto Javarone, boss di Freenow Italia, “la sharing mobility ha un valore culturale, ambientale, economico e sociale e punta a costruire un modello più sostenibile e moderno di utilizzo degli spazi”. Nel nostro Paese le prime basi sono state poste nel 2001. Allora la macchina di gruppo era riservata agli iscritti dell’organizzazione Legambiente anche a causa delle scarse risorse a disposizione. Nello stesso anno, su gentile concessione del  Ministero dell’Ambiente partì il programma  Iniziativa Car Sharing.

Punti deboli del car sharing
Car sharing cosa non funziona (Pixabay) -Allaguida.it

Lo scopo era quello di promuovere e far conoscere il sistema di condivisione, assicurare l’interoperabilità dei servizi e l’omogeneità delle apparecchiature. L’offerta proposta da ICS era del tipo andata e ritorno, e gestito dagli enti locali. Ogni abbonato in una delle città aderenti al circuito era abilitato ad usare gli stessi servizi presentati negli altri luoghi aderenti.

Negli anni successivi diversi operatori privati hanno cominciato ad offrire servizi di auto condivisa di tipologia a senso unico. Oltre ai classici veicoli con motore a benzina, sono stati aggiunti i mezzi elettrici e i motorini.

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