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Parliamo oggi di una supercar da prestazioni esantanti, di quelle che l’adrenalina te la fanno salire anche solo sentendone il rombo. E’ stato un prototipo, mai scesa su strada quindi ed è stata prodotta in pochissimi esemplari dal 2001 al 2003 con lo solo scopo di gareggiare con le altre vetture alla famosa 24 ore del circuito di Le Mans.
Stiamo parlando di una vettura di provenienza inglese: la Bentley Speed 8 e si è piazzata nella categoria LM GTP. E’ stato proprio nel suo ultimo anno di competizione che ha pure portato alla vittoria il brand di lusso britannico.
La scopriremo ora passo passo circa i suoi dettagli tecnici e pure stilistici giusto per avere l’impressione di che esemplare è stato capace di battere le supercar che scendono sulla pista francese per una delle competizioni più famose al mondo.
Rispetto alle vetture che erano previste in gara, Bentley Speed 8 si differenziava poiché era l’unico concept della categoria LM GTP che emanava da sotto al cofano una potenza ben maggiore e questo era regolamentare secondo il regolamento tecnico interno: alcuni esempi li si rintracciano nelle flange dell’aspirazione di maggior diametro e pressioni del turbo superiori ma pur sempre equipaggiata dello stesso motore dell’Audi R8 Sport.
La Speed 8 aveva come handicap tecnico quello della larghezza delle gomme, quindi maggior usura, pur utilizzando cerchi da 18 pollici di diametro ma con gommatura di larghezza di 14 pollici e diametro di 28 a differenza dei 16 pollici di larghezza e 28.5 pollici di diametro previsti per le sport.
Le dimensioni di Bentley Speed 8 erano di 465 centimetri di lunghezza per una larghezza di 199 centimetri ed un passo di 274 centimetri, il tutto pesando appena 900 chili netti a tutto favore della potenza del motore che ora andiamo ad analizzare.
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Si tratta nello specifico di un V8 da 32 valvole biturbo studiato accuratamente per le competizioni sportive da Audi. Se nel 2001 la cilindrata era di 3.600 cm³, nei successivi due anni si era arrivati ai 4.000 cm³ pur sempre in grado di sprigionare più di 630 cavalli di potenza massima e superando i 700 Nm di coppia massima. Per “equipararsi” agli altri modelli in gara, Bentley ha dovuto porre dei “freni” a questo propulsore e quindi introdurre sui condotti di aspirazione due air restrictor e limitare pure la pressione di sovralimentazione. Infine, altro passo in avanti fatto nel 2003 è stato quello di dotare questo motore FSI di iniezione diretta della benzina appunto per ridurne i consumi.
Il telaio della Speed 8 è un monoscocca concepito interamente in fibra di carbonio con dotato di rinforzi e alcuni particolari in alluminio a nido d’ape. Il cambio è trasversale e sequenziale a sei rapporti elettro-pneumatico e la trazione è stata studiata sull’asse posteriore. Lo sterzo è servoassistito eletticamente, l’impianto frenante è composto da quattro freni a disco carboceramici con pinze freno AP Racing a sei pompanti le sospensioni hanno uno schema a doppi triangoli sovrapposti con ammortizzatori di tipo push rod, i cerchi sono della OZ Racing.
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La prima galleria fotografica mostra il primo prototipo, quello cioè che ha gareggiato negli anni 2001 e 2002, mentre nell’altra galleria immagini mostriamo l’esemplare che ha corso nella gara svoltasi nel 2003 e si notano sicuramente le differenze in fatto di aerodinamica, carrozzeria quindi e c’erano penumatici Michelin anziché Dunlop.
Nel 2001 e 2002 le vittorie arrivano a Le Mans ma per Audi che primeggia con la sua R8 mentre il 2003 è l’anno del successo proprio di questa Bentley Speed 8 in versione Evo e per continuare la striscia positiva viene pure iscritta di conseguenza alla 12 Ore di Sebring sempre nel 2003, sono due in tutto le inglesi in gara e arrivano in terza e quarta posizione battute ancora una volta dalla sportiva supercar tedesca dei quattro anelli.