Salvini incassa l’ennesimo colpo. Dopo la bocciatura sulla precettazione dello sciopero, il TAR del Lazio sospende anche l’obbligo dei 20 minuti di attesa tra le corse degli NCC.
Non c’è pace per il settore dei trasporti privati in Italia. Come in un match di boxe, il ministro Salvini continua a incassare colpi dai giudici amministrativi. L’ultimo round si è concluso con una decisione destinata a far discutere: il TAR del Lazio ha sospeso la norma che imponeva agli autisti NCC di aspettare 20 minuti tra una corsa e l’altra.
Una mossa che rimescola le carte nel delicato equilibrio tra tassisti e noleggiatori con conducente. La notizia è esplosa proprio mentre nelle strade di dodici città italiane gli autisti protestavano contro le restrizioni. Il clima è teso.
Gli NCC, dalle piccole imprese ai grandi nomi come Uber e Limolane, non ci stanno a subire limitazioni che considerano assurde. Francesco Artusa, voce di Sistema Trasporti, ha lanciato un appello diretto alla Meloni: il governo sta danneggiando non solo le aziende, ma soprattutto i clienti.
I tassisti, però, non nascondono la loro preoccupazione. Il presidente di Uritaxi, Claudio Giudici, difende la distinzione tra servizio da rimessa e servizio su piazza. Un confine che rischia di sbiadire sempre più, come un vecchio segnale stradale esposto alle intemperie. La normativa originaria era chiara: gli NCC dovevano partire dalla rimessa comunale, non potevano raccogliere clienti per strada come i taxi. Ora tutto potrebbe cambiare.
La sospensiva resterà in vigore fino al 13 gennaio 2025, quando il ricorso verrà discusso in camera di consiglio. Nel frattempo, l’Unione Nazionale Consumatori festeggia quella che considera una vittoria della giustizia. Il loro presidente, Massimiliano Dona, non usa mezzi termini: quella pausa forzata tra le corse era una vera e propria “tassa Salvini” che avrebbe finito per ricadere sulle tasche dei clienti.
La questione va oltre il semplice scontro tra categorie. Si tratta di ripensare la mobilità urbana in un’epoca di profondi cambiamenti. Le città si trasformano, le abitudini dei cittadini evolvono. Il vecchio sistema dei trasporti scricchiola sotto il peso delle nuove esigenze. La tecnologia ha già cambiato le regole del gioco, ma la normativa fatica a stare al passo.
I giudici potrebbero persino sollevare una questione di illegittimità costituzionale. Il decreto interministeriale Salvini-Piantedosi, infatti, tentava di modificare con un atto amministrativo alcune libertà garantite dalla Costituzione. Un azzardo che potrebbe costare caro al governo.
In questo scenario in continua evoluzione, l’unica certezza è che il settore dei trasporti privati non sarà più lo stesso. Il mercato si sta adattando Resta da vedere se la politica saprà governare questo cambiamento o continuerà a subirlo.