Una parola di moda, una promessa, un appalto: vi ricorda qualcosa? Sì, è l’andamento generale dei lavori pubblici in Italia. L’ultima in ordine di tempo riguarda un’espressione inglese tanto cara a chi vuole confondere le acque: smart road. L’Anas, il principale gestore stradale italiano, ha pubblicato pochi giorni fa un bando di gara del valore di 20 milioni di euro “per l’implementazione di infrastrutture tecnologiche avanzate per l’infomobilità e la sicurezza sui circa 440 chilometri dell’intero itinerario“. In parole povere, riguarderebbe l’installazione di sistemi in grado di facilitare la comunicazione tra veicoli e infrastruttura pubblica. Appunto la smart road, che significa strada intelligente. Si parla anche della posa di cavi in fibra ottica per le trasmissioni veloci di dati; poi ci mettono dentro anche le “isole verdi”, cioè green island, dove si potranno ricaricare i veicoli elettrici, i droni e i mezzi per la logistica.
Manca un dettaglio. Di quale itinerario stanno parlando? Ma della celebre Salerno-Reggio Calabria, il tratto di autostrada più sfortunato d’Italia. Il prolungamento dell’A3 fu inaugurato nel 1971 dopo 11 anni di lavori ed era già un tracciato infernale, stretto e pericoloso, indegno di chiamarsi autostrada. Dalla fine degli anni ’80 si lavora ad un ampliamento. Centinaia di miliardi di lire e di milioni di euro ingoiati senza risultato, tra diverse inchieste giudiziarie per appalti sospetti.
E ancora non è finita. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi lo scorso febbraio ne aveva sparata un’altra delle sue, promettendo l’inaugurazione per il 22 dicembre 2016, tra le risate della stampa estera. Intanto negli ultimi mesi sono avvenuti due incidenti mortali in corrispondenza della galleria Tremisi-San Rocco con modalità strane, al punto da far decidere alla magistratura di sequestrare la galleria (quindi facendola chiudere), indagando 13 persone per omicidio colposo plurimo perché il manto stradale sarebbe irregolare.
Però il Governo punta tutto sulle smart road, le app, il 2.0, la banda larga e tutte quelle parole che suonano bene nelle conferenze stampa e sui social network. Per carità, si tratta di tecnologie utili e, in ottica futura, indispensabili. Ma prima pensate a posare un asfalto che non si distrugga dopo un mese e che non si trasformi in una trappola mortale per chi ci transita.