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Autobianchi A112: l’anti Mini all’italiana [FOTO e VIDEO]

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L’Autobianchi A112 è una piccola citycar prodotta dagli stabilimenti della Innocenti dal 1969 al 1986 con ben sette generazioni. Lo scopo per gli ingegneri dell’epoca è produrre una vettura in grado di prendere l’eredità lasciata dall’Autobianchi Bianchina e lo farà sicuramente bene poiché saranno, al termine della sua onorata carriera, ben 1.254.178 le unità immatricolate in totale.
Al tramonto del 1986, l’anno appunto in cui termina la sua produzione, sarà la volta dell’Autobianchi Y10 a prenderne le redini, altra vettura fortunata nel mercato dell’epoca.
Tra i molti equipaggiamenti previsti anche disponibile in listino era la versione sportiva studiata in stretta collaborazione con l’Abarth.

Le dimensioni

Stando alle dimensioni di questa piccola utilitaria comoda in città si tratta ovviamente di numeri contenuti: la lunghezza era pari a 323 centimetri, 148 quelli della larghezza ed un’altezza di appena 136 centimetri. Minimo pure il peso della vettura: si parla di soli 670 chilogrammi.

Le dirette rivali

All’epoca se la giocava bene con le sue dirette rivali conquistando i primi posti delle vetture del proprio segmento più vendute e parliamo dell’Austin Mini, della Fiat 127, della Ford Fiesta, dell’Innocenti Mini, della Peugeot 104, della Renault 5, della Talbot Samba e della Innocenti Nuova Mini.

Prima Serie (1969 – 1973)

Inizialmente, una volta al debutto nei listini, parliamo appunto della prima serie del 1969, l’A112 era disponibile in una sola versione equipaggiata del Fiat 100: un motore quattro cilindri in linea con albero a camme laterale, forte di 903 centrimetri cubi di cilindrata e 44 cavalli di potenza massima. Il cambio chiaramente era di tipo manuale a quattro rapporti e la velocità massima che si riusciva a toccare era di 140 chilometri all’ora. Ridotti i consumi: si parla di una media di 6,9 litri ogni 100 chilometri percorsi. Altri dati tecnici rilevati su pista dichiaravano uno scatto da 0 a 100 chilometri orari in 13,7 secondi.
Per quanto riguarda la meccanica era chiaramente di semplice costruzione: l’impianto frenante, per esempio, era di tipo misto ossia a dischi anteriormente e a tamburi per l’asse posteriore ma non disponeva del servofreno. Ottimo l’utilizzo dell’A112 sui percorsi cittadini, il suo habitat verrebbe da dire dato il suo gradevole comportamento su strada appunto per la brillantezza del motore, per la maneggevolezza dello sterzo e per la sorprendente tenuta di strada.
Accomodandosi all’interno non si poteva certo rimanere delusi di quegli anni circa le dotazioni delle dirette concorrenti: per la piccola italiana c’erano a disposizione i sedili in skai e la plancia con strumentazione circolare, mentre il bagagliaio aveva una capacità minima di 180 litri.
Per non far passar di moda l’Autobianchi A112, la dirigenza del marchio integrò nel listino anche un motore da 47 cavalli, lo stesso che c’era a disposizione della nuova Fiat 127. Sarà da questo momento in poi, visti i graditi dati di vendita che l’intera gamma dell’A112 si amplia introducendo anche le versioni E (top di gamma) e quella appunto costruita con Abarth.
La “E”, quella quasi lussuoreggiante rispetto alle altre, aveva delle finiture più curate, la colorazione del tetto in contrasto e con una dotazione più ampia.

L’Autobianchi A112 Abarth sarà l’ultimo modello sviluppato con un certo grado d’autonomia dal marchio Abarth assorbito poi da Fiat. Questa era equipaggiata con un esclusivo quattro cilindri monoalbero, sempre ad aste e bilancieri da 982 centimetri cubi e 58 erano i cavalli di potenza che potevano esser poi aumentati. Per garantire più sicurezza e maggiori prestazioni, viene potenziata l’efficienza dell’intero impianto frenante che prevede anche il servofreno.
Uno solamente era il colore della carrozzeria e si tratta del rosso. La caratterizzavano poi il cofano motore, i passaruota, i sottoporta e la fascia posteriore tra i gruppi ottici in tinta nero opaco e con i badge Abarth sulle fiancate; pure interiormente non passava inosservata: la distinguevano i sedili anteriori anatomici con poggiatesta, il volante sportivo a tre razze e la strumentazione completa di contagiri, oltre al termometro dell’olio e al manometro sempre dell’olio.

Seconda Serie (1973 – 1975)

Tutte le versioni della A112 esposte al Salone di Ginevra del 1973 hanno subìto lievi modifiche. La Elegant ha i paraurti più massicci rispetto a quelli dei modelli precedenti. Leggeri aggiornamenti anche per l’interno, dove la plancia è ora dotata di materiale antiurto e antiriflesso. Per entrambi i modelli il motore risulta più potente, ma a detta dei tecnici nessuna modifica è stata eseguita, poiché si è verificato un progressivo miglioramento dello standard produttivo. E’ questa la seconda serie.
Il modello che invece fu destinato a subire i maggiori mutamenti estetici fu la sportiva Abarth, che ora era in listino anche in tinta unica ma, in caso di bicolore gli inserti neri opachi si riducevano al solo cofano motore. All’interno spazio ai nuovi sedili con rivestimento in tessuto a scacchi, mentre dalle fiancate scomparivano gli “scorpioni”.
Immutate invece le motorizzazioni che quindi rimasero di 903 centimetri cubici per la “normale” e di 982 per quella Abarth. E’ con questa versione che la dirigenza rese ufficiali i 47 cavalli di potenza, cosa ancora ignota al pubblico.

Terza Serie (1975 – 1977)

Siamo al gennaio del 1975 e si rinnova l’intera gamma e la piccola sportiva dell’Autobianchi, con piccoli cambiamenti all’interno, riesce ora ad ottenere l’omologazione per poter trasportare cinque persone e inoltre viene rivista la plancia della versione Base. Anche all’esterno modifiche di rilievo si possono notare nei gruppi ottici posteriori di nuovo disegno e nella griglia di espulsione dell’aria. Anche per la terza generazione nessuna novità inerente le motorizzazioni.
La Base, la versione cioè con il cruscotto rivisitato che prima vi accennavamo, è stata prodotta solamente dal 1975 fino al 1977 e questa era dedicata a chi voleva risparmiare considerevolmente, si pensi che il prezzo era di 1.892.800 Lire. Esternamente vennero meno le cromature sostituite da una vernice nera lucida. Internamente invece l’intera strumentazione si riduce ad un solo strumento che comprende il tachimetro e l’indicatore del livello del carburante. Sul pavimento è riposto un semplice tappettino in gomma. In piena crisi energetica, i progettisti hanno anche pensato al risparmio di carburante, modificando i getti del carburatore: il consumo era così destinato a diminuire del 10% (6,2 litri ogni 100 chilometri).

Rimanendo sempre in tema della terza generazione ma parlando della versione Abarth c’è da dire che non era altro che un potenziamento rispetto alla 58 HP dotata ora di un motore con alesaggio maggiorato da 65 a 67,2 millimetri, per una cilindrata complessiva di 1050 centimetri cubi che sviluppa una potenza di 70 cavalli DIN a 6600 giri al minuto e una coppia di 8,75 kgm a 4200 giri al minuto. Le differenze estetiche rispetto alla Abarth meno potente sono molto limitate: la più evidente consiste nel nuovo volante con due sole razze. Posteriormente l’applicazione di una targhetta indicante la potenza “58 HP” o “70 HP”, permette di distinguere fra loro le due versioni, che rimangono affiancate fino ai primi mesi del 1976, quando la 58 HP esce definitivamente dai listini. Si pensi che le prestazioni parlano di ben 160 chilometri orari come punta massima, in quarta marcia.

Quarta Serie (1977 – 1979)

Due anni in commercio anche per la quarta serie di questa vettura del nostro speciale sulle auto storiche: parliamo di quel periodo di tempo che va dal 1977 al 1979. Solamente però dal gennaio del 1978 è disponibile in una nuova gamma caratterizzata da diverse novità, la più importante delle quali consiste nel nuovo motore di 965 centimetri cubi riservato all’allestimento “E” (il top di gamma). Comune per tutte è invece il nuovo padiglione dal taglio posteriore più spigoloso, che permette di guadagnare 2 centimetri di altezza nell’abitacolo. Da davanti la vettura presenta una nuova mascherina in plastica nera che si estende ed incorpora i gruppi ottici, mentre la presa d’aria è ora a motivo trapezoidale, evidenziato da un profilo satinato grigio sulle versioni E e Abarth. Proprio l’Abarth riceve anche una presa d’aria maggiorata sul cofano. Nuovi anche i gruppi ottici posteriori, più grandi e integranti anche le luci targa. Le modifiche apportate agli interni, tra cui la plancia completamente rinnovata, non sono però estese alla versione base, che in compenso viene dotata degli allestimenti interni della precedente versione Elegant.

Quinta Serie (1979 – 1982)

Nel luglio del 1979 l’Autobianchi presenta la nuova gamma A112, che si articola in quattro versioni: la Junior, la Elegant, la Elite e la Abarth. La Junior era pensata principalmente per un pubblico giovane, è dotata in serie del tetto apribile in tela e della stessa plancia delle versioni superiori. La Elite è invece un’evoluzione in chiave più ricca della Elegant, con cambio manuale a cinque marce di serie e accensione elettronica, caratteristiche queste presenti anche sulle Abarth. Esteriormente la nuova serie è riconoscibile per la calandra in materiale plastico nero, codolini sugli archi passaruota, ampie protezioni laterali antifurto e scudo posteriore che incorpora i nuovi gruppi ottici. Compaiono inoltre accessori e particolari che sottolineano il carattere di “piccola di lusso” voluto dalla Casa stessa. Fra gli altri c’erano il retrovisore esterno regolabile dall’interno, il divano reclinabile separatamente di serie per l’Elite ma a richiesta per l’Elegant ed il rivestimento dei sedili come quello delle Lancia Beta solamente per l’Elite.

Sesta Serie (1982 – 1984)

Ennesimo restyling per l’A112. La presentazione però è prevista per il Salone di Parigi dell’ottobre 1982. Le versioni Junior, Elite, LX e Abarth compongono ora la nuova serie, rinnovata nella mascherina, nei paraurti ora più alti e avvolgenti che comprendono gli indicatori di direzione anteriori, nelle fasce laterali più sottili, nel pannello posteriore con gruppi ottici ridisegnati e nelle griglie sui montanti posteriori. La Junior che da questo restyling non ha però il tetto in stoffa apribile rimane l’unica ad essere priva di accensione elettronica. Abarth a parte, la versione di punta ora è la LX, che dispone di un completo equipaggiamento di serie: cristalli atermici, appoggiatesta anteriori, alzacristalli elettrici, orologio digitale, lunotto termico, tergilavalunotto e fari alogeni. I prezzi andavano da un minimo di 6.618.000 Lire fino ad un tetto massimo di 8.190.000 Lire.

Settima Serie (1982 – 1984)

Aprile 1984, tempo di ulteriore rivisitazione per l’A112. L’allestimento Junior, infatti, vede modificate le coppe copriruota e gli indicatori di direzione anteriori ora bianchi e non più arancioni. La Elite e la LX hanno la predisposizione per i fendinebbia nel paraurti anteriore, mentre quello posteriore viene sagomato in modo tale da contenere pure il portatarga, lasciando quindi libero il pannello fra i gruppi ottici che viene coperto da una fascia rossa recante il nome dell’allestimento. Interventi dello stesso calibro per l’Abarth che ha i fendinebbia di serie e le strisce decorative sulle fiancate. Nel giugno del 1985 è il momento del debutto della nuova Autobianchi Y10 e quindi non c’è quasi più spazio per l’A112 che infatti vede ridursi la propria gamma alla sola versione Junior fino al gennaio del 1987.

Anche nelle competizioni con l’Abarth A112

Concentrandoci sull’A112 Abarth c’è da dire che non è altro che la naturale evoluzione di un progetto già pensato in chiave divertimento: il primo prototipo realizzato dal preparatore italo-austriaco, con cerchi maggiorati in magnesio, parafanghi allargati e un “super” motore da ben 108 cavalli non riuscì ad ottenere il famoso semaforo verde dai vertici del Lingotto. Troppo esuberante.

Problemi di…ruggine

Di certo, sia per la sportivetta che per quella normale, c’è la ruggine che ama fiorire sul sottoscocca, brancardi sottoporta, duomi anteriori, cornice del parabrezza e molti altri particolari.
Se poi l’auto ha superato i 100.000 chilometri c’è da prevedere un’ampia revisione dei principali organi meccanici, incluso il cambio, dai meccanismi piuttosto delicati. Fortunatamente quasi tutti i pezzi di ricambio sono reperibili con una certa facilità sul web o nelle mostre-scambio dedicate (come l’Auto e moto d’epoca di Padova) e difficilmente raggiungono cifre consistenti.

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Valutazioni

Ad oggi è possibile, senza difficoltà, trovare un’Autobianchi A112 con prezzi che vanno dai 3.500 fino ad un massimo anche di 13.000 Euro.

Simone Babetto

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Simone Babetto
Tags: City car