Tempi duri per le auto storiche a Roma. Con l’ordinanza numero 27 del sindaco Roberto Gualtieri, che equipara i mezzi storici a tutti gli altri veicoli a benzina fino a Euro 2 e a gasolio fino a Euro 3, considerati inquinanti, questo tipo di veicoli non possono più circolare nella nuova “fascia verde” della capitale che ora che si estende fin quasi al raccordo anulare, una delle più grandi d’Europa.
I decreti e le delibere emessi da Regione e Giunta Regionale del Lazio, Città Metropolitana e Comune di Roma, infatti, impediscono la circolazione dei veicoli storici non facendo alcuna distinzione tra auto semplicemente “datate” e modelli di effettivo interesse storico.
In questo modo, però, la stragrande delle auto d’epoca non possono circolare se non fuori dalla cosiddetta fascia verde impedendo, di fatto, di girare all’interno della città.
I numeri delle auto storiche nella Capitale
Finora, le richieste da parte delle istituzioni più importanti del settore di una modifica dell’ordinanza che contempli delle deroghe per tutelare le auto storiche esentate dal bollo sono rimaste inascoltate dalla giunta comunale e regionale.
Solo nella Capitale le auto d’epoca sono 9.945 in una platea di oltre 4 milioni di veicoli. Si tratta dello 0,25% del totale e di mezzi che, sul suolo cittadino, percorrono all’anno lo 0,014% dei chilometri macinati nello stesso periodo dai veicoli d’uso quotidiano.
Una quota piuttosto bassa se si parla di quota d’inquinamento atmosferico attribuibile alle auto d’epoca, mezzi che spesso sono usati per lo più in maniera sporadica ma che, oltre che mantenute costantemente in efficienza dai loro proprietari, rappresentano un patrimonio storico inestimabile per il parco auto nazionale e anche internazionale.
Queste auto, inoltre, generano anche un indotto economico importante caratterizzato da officine e carrozzerie specializzate, artigiani, organizzatori di eventi e raduni.
Proprio per tutelare il mondo delle auto storiche anche l’Asi è scesa in campo per chiedere una deroga a questo provvedimento proprio perché le auto d’epoca sono ritenute ininfluenti in termini di impatto ambientale.
Asi e i registri storici Alfa Romeo, Fiat e Lancia vogliono ottenere l’annullamento dei decreti e delle delibere di Regione e Giunta Regionale del Lazio, Città Metropolitana e Comune di Roma e hanno ufficialmente presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.