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Vi siete mai chiesti quanto guadagnano le case su ogni auto venduta? La cifra precisa è praticamente impossibile saperla, dato che comunque il valore deve tenere conto di tante variabili. Tuttavia una domanda simile se la sono fatta quelli della Berstein Research, che hanno svolto una ricerca per trovare quali siano state le 10 auto flop più grandi degli ultimi anni. Di cosa stiamo parlando? Di tutti quei modelli che, per un motivo o per l’altro, sono state un vero e proprio bagno di sangue per le case che le hanno prodotte. Attenzione: non stiamo parlando di macchine che hanno solo venduto poco, ma anche di vetture che hanno richiesto degli investimenti smodati per la loro progettazione, di cui le case non sono mai rientrate a causa di un’accoglienza del pubblico solo tiepida o comunque sotto le aspettative. Andiamo a scoprire insieme la classifica!
La classifica completa, che trovate al fondo dell’articolo, mostra alcuni modelli che, se si è un minimo esperti del settore, non sono certo una sorpresa, come ad esempio la Renault Vel Satis o l’Audi A2. Tuttavia non mancano anche delle soprese. La più grande sopresa? La Bugatti Veyron.
Ma procediamo con ordine. Sul gradino più basso della classifica delle 10 auto che hanno fatto perdere più soldi alle case troviamo proprio la già citata Renault Vel Satis. Con quelle sue forme tozze e quella carrozzeria che non era nè berlina nè station wagon, nè carne nè pesce, non è proprio piaciuta. Prodotta dal 2001 al 2009 in 30.000 esemplari circa, ha fatto perdere complessivamente 1,2 miliardi di euro alla Renault, una perdita di 18,710 euro per ogni esemplare.
Al nono posto c’è l’Audi A2, che nelle intenzioni della casa doveva essere una rivale della Mercedes Classe A. Il progetto era costato davvero tanto e prevedeva una raffinata scocca in alluminio. Solo 176.000 gli esemplari prodotti, che hanno fatto perdere ognuno 7.530 euro all’Audi, per una perdita complessiva di 1,33 miliardi di euro.
Poco sopra troviamo la Renault Laguna terza serie, su cui la casa francese aveva investito davvero molto, per arrivare a sfidare addirittura le tedesche. 434.000 le vetture prodotte, 3.550 euro di perdita per ogni auto, 1,54 miliardi di euro di perdita complessiva.
Procedendo troviamo la Jaguar X-Type, un’auto che è stata odiata da tutti i puristi del marchio, dato che nasceva dal “volgare” (si fa per dire) pianale della Ford Mondeo. Ognuno dei 363.000 esemplari prodotti ha fatto perdere alla Ford 4.690 euro, per una perdita totale di 1,7 miliardi.
Al quinto posto troviamo la Bugatti Veyron. Un discorso a parte lo merita, dato che per ogni esemplare venduto, la Volkswagen perde la bellezza di 4.617.500 euro (1,7 miliardi complessivamente), tanto da farci domandare come mai la vettura sia ancora in produzione.
C’è poi la Mercedes Classe A prima serie, vettura che fin dal lancio aveva avuto dei problemi (ricordate il risultato del test dell’alce?). Questo modello ha fatto evaporare 1,71 miliardi di euro nelle casse della casa di Stoccarda, che ha perso 1.440 euro per ogni vettura venduta.
Quasi a ridosso del podio c’è la Peugeot 1007, che si posiziona quarta, con una perdita complessiva di 1,9 miliardi di euro. Prodotta in soli 123.000 esemplari (15.380 euro persi per ogni unità) non è stata apprezzata dal pubblico, nonostante la sua carica innovativa.
Terzo posto e medaglia di bronzo per la Volkswagen Phaeton, su cui la casa aveva scommesso tanto, addirittura arrivando a realizzare un impianto di assemblaggio a lei dedicato, parendo da zero. Solo 72.000 esemplari prodotti, costati 28.100 euro l’uno, per una perdita totale di 1,99 miliardi.
Secondo posto tutto italiano. Quale vettura, se non la Fiat Stilo, poteva piazzarsi al secondo posto di una classifica delle auto flop? Il progetto ha fatto perdere ben 2,1 miliardi di euro al Lingotto, con una perdita di 2.730 euro per ogni Stilo venduta.
Ed in cima alla classifica quale auto si piazza? La Smart ForTwo di prima generazione, che ha portato una perdita di ben 3,35 miliardi di euro alla Mercedes, 4.470 euro per ognuno dei 749.000 esemplari prodotti.