Auto elettrica, i costi dell’assicurazione sono sempre più alti e inaccessibili. Il motivo è inaspettato, ma sta diventando un vero e proprio problema: non solo in Italia, persino nel resto dell’Europa
La transizione dal motore a scoppio a quello elettrico non sta procedendo come in molti si attendevano. Soprattutto nel nostro Paese, dove il parco auto circolante è ancora molto arretrato e decisamente più obsoleto rispetto a quello circolante negli altri Paesi europei. Il motivo è da ricercare nei costi di acquisto di questi veicoli, supportati da incentivi ed ecobonus ancora troppo timidi per smezzarne il prezzo.
Senza considerare poi la scomodità e la non totale praticità di avere un mezzo elettrico. In particolare, in Italia si avverte pesantemente la mancanza di colonnine di ricarica ad alta velocità e di altri strumenti essenziali per il vivere quotidiano di un’auto elettrica. Dopo quasi dieci anni dall’introduzione sistematica nel mercato dei primi mezzi a zero emissione, la transizione è ancora lontanissima dall’essere completata. Ad incidere sono anche i costi di gestione di una vettura full electric, che non sempre risulta accessibile e giustificabile a tutti.
La manutenzione rischia di diventare un vero e proprio incubo per i proprietari, così come un vero e proprio incubo rischiano di diventare le cifre da stanziare annualmente per l’assicurazione. Quest’ultima, addirittura, rischia di diventare un fattore decisivo nello slow down della transizione verso le zero emissioni. Un problema che ha dietro una causa tanto specifica quanto paradossale, visto che sta portando seri danni al settore dell’elettrico e agli automobilisti che hanno già avuto l’audacia di passare ad una vettura EV.
Assicurazione auto elettrica, il costo sale alle stelle di anno in anno: ecco il motivo dietro il rincaro
Il costo della RCA di un’auto elettrica aumenta col passare degli anni. Come precisato da Reuters in un focus dedicato negli scorsi giorni, la causa è da ricercare nell’impossibilità del proprietario di quantificare e verificare i danni effettivi al comparto batterie, in caso di incidente stradale. In poche parole: le case produttrici non rendono accessibili a nessuno i dati diagnostici delle celle delle batterie. Neanche a terze parti, e quindi neanche alle compagnie assicurative. Questo rende impraticabile la stima dei danni e delle riparazioni da effettuare, portando dunque il tutto ad un esito e ad un risultato paradossale.
Quale? La costrizione da parte delle assicurazioni a dover sostituire l’intero comparto batterie in caso di incidente, seppur minimo che sia. Il problema, dunque, è tutto qui: la sostituzione spesso equivale a quasi la metà del costo totale dell’auto. E quando tale operazione viene accertata come anti-economica, addirittura può portare alla rottamazione del veicolo. Dopotutto, nessun riparatore, assicuratore o perito può quantificare e fare la conta del danno subito alla batteria. E tantomeno nessuno di questi può avere la certezza che un eventuale intervento possa ripristinare correttamente lo stato di salute della stessa batteria.
Il prezzo delle assicurazioni sale, così come l’emergenza ambientale: il paradosso del full electric
La situazione è presto che paradossale, dunque. Le assicurazioni di tutto il mondo si trovano costrette ad aumentare i costi per una vettura full electric, perché costrette a dover sostituire l’intero comparto batterie. Anche in seguito ad un semplice graffio. In Italia non è ancora avvertibile un aumento così sensibile, causa anche il grande rilento nella diffusione di questi veicoli su larga scala commerciale. Negli altri Paesi, però, la forbice tra assicurare un’auto elettrica e una combustione è ampia e sempre più pesante. Negli Stati Uniti, ad esempio, la differenza sul costo assicurativo di una vettura EV è del 27% in più (mediamente) rispetto al costo assicurativo di una vettura ‘tradizionale’. Cifre e forbici simili anche in Europa, dove Regno Unito e Germania fanno segnare i prezzi più alti per coprire l’elettrico dal punto di vista assicurativo.
Ad aumentare, però, non è soltanto la pressione sul portafoglio dei proprietari. Ad aumentare è anche e soprattutto l’emergenza ambientale, visto che le discariche di tutto il mondo si stanno riempendo di pacchi batterie semplicemente graffiati e ancora funzionanti al 100% (o comunque riparabili con poco). O addirittura, si stanno riempendo di veicoli costretti alla rottamazione e con soli pochi chilometri sul groppone. Chiaramente un paradosso e una situazione grottesca, visto che la transizione verso l’elettrico avrebbe dovuto diminuire l’impatto inquinante del settore automobilistico. E invece, sta finendo con l’acuirlo in maniera tanto indiretta quanto pesante.
Dov’è la soluzione? Le compagnie assicurative si appellano alla Politica: arriva la proposta
Risolvere la situazione, tuttavia, non è impossibile. E le compagnie assicurative di tutto il mondo sono già al lavoro per sollecitare anche la Politica circa una quadra da trovare al più presto. È quanto accaduto in Inghilterra, dove un gruppo di compagnie specializzate ha già presentato sul tavolo del premier Rishi Sunak una proposta. Quale? Quella di obbligare le case produttrici di auto elettriche a concepire e costruire comparti batterie facilmente riparabili. E come? Rendendo questi più piccoli, modulari e accessibili. In tal maniera, anche i riparatori avranno vita più facile dinanzi alla sostituzione o al ripristino delle celle eventualmente danneggiate.
Una proposta ed una richiesta inevitabile, almeno se l’obiettivo è evitare un aumento annuale e sistematico del costo assicurativo di un’auto elettrica. Una sterzata, però, potrà arrivare anche con l’entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo sulle batterie. Il quale, in questo mese di giugno, andrà a soppiantare totalmente le precedenti e datate direttive del 2006. Con questa ventata di aria fresca, ci saranno novità circa l’intero ciclo di vita delle batterie al litio, che dovranno essere rispettate e sottoscritte da tutti gli operatori di mercato. Compresi quelli appartenenti al settore dell’Automotive.
Il nuovo Regolamento europeo sulle batterie può cambiare tutto: anche gli automobilisti incrociano le dita
Queste novità vanno a richiamare la stessa proposta mossa dalle compagnie assicurative inglese. E dunque, le varie industrie avranno 42 mesi di tempo dopo l’entrata in vigore del Regolamento europeo per adeguare e rivedere le proprie produzioni. Un nuovo ed importante parametro sarà, appunto, l’obbligo per i fabbricanti di rendere i comparti batteria removibili e facilmente sostituibili. I canoni di progettazione introdotti dalle nuove direttive, infatti, imporranno ai costruttori di concepire dispositivi sui quali, poi, potranno andare ad operare anche gli utenti e/o parti terze per separare, sostituire o riparare le celle delle batterie usate.
Non è tutto. Dal mese di maggio del 2026, poi, tutte le batterie dovranno essere in possesso di un passaporto elettronico (Battery Passport, ndr). Questo andrà a garantire i requisiti di sicurezza e andrà a tracciare l’intero comparto nel corso della sua vita. E poi consentirà anche a terzi di poter accedere alle informazioni aggiornate sullo stato delle batterie e sul ciclo di durata previsto e garantito dal produttore. E ancora: da maggio 2024, ogni batteria dovrà avere in dotazione un sistema di gestione della batteria (BMS, ndr). Un qualcosa che servirà per bilanciare le celle, stimarne lo stato di carica e di salute, oltre che a verificarne i corretti valori di tensione e corrente.
In poche parole, i dati ricavabili dal BMS e dal futuro Battery Passport saranno accessibili alla persone fisica o giuridica che ha legalmente acquistato la batteria. E di relata refero, dunque, anche e soprattutto le batterie delle automobili elettriche. Non è ancora chiaro e definito quali saranno i dati che saranno condivisi con parti terze. Dopotutto le case produttrici lamentano una scarsa tutela della proprietà intellettuale, temendo frodi e spionaggio industriale. Un filo sottile, sul quale le associazioni e gli organi competenti provano a danzare. La strada della trasparenza è tortuosa e piena di ostacoli, ma ne va di mezzo la pressione economica sui compratori e soprattutto la pressione ambientale sul nostro pianeta. Arriverà finalmente una svolta, oppure bisognerà attendere ancora a lungo? Intano il nuovo Regolamento europeo sulle batterie prova a tracciare il percorso.