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Auto blindate: caratteristiche, crash test e livelli di blindatura [FOTO]

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Il mercato dell’auto è vasto, vastissimo, e copre la quasi totalità delle esigenze (alle auto che volano ci arriveremo….). Una delle esigenze più curiose, ma che permette di aumentare la sicurezza per chi è a bordo e crea lavoro per le aziende, è la blindatura. Cosa cambia in un’auto blindata rispetto all’omologa di serie? Che genere di protezione fornisce? Quali sono i livelli di sicurezza? Magari sono domande che non nasceranno mai spontaneamente nella nostra testa, eppure sappiate che una fetta di mercato è tutta per loro…….e poi adesso sappiamo di avervi incuriositi, perché chiunque non può essere curioso di una cosa che non immagina, perciò snoccioleremo per voi la questione.

Partiamo dal chi: con il passare degli anni e l’aumento della richiesta, sono state le stesse Case ad iniziare a produrre delle versioni blindate dei propri modelli. Sono allestimenti specifici, che non richiedono un intervento da parte di una ditta esterna e non prevedono il disassemblaggio dell’auto, perché è tutto realizzato in fase di costruzione. Ovviamente esistono anche aziende che permettono di montare protezioni in secondo momento, ma non risultano efficaci allo stesso livello di quelle “di serie”, soprattutto in punti difficilmente raggiungibili come le cavità dei montanti.

Bene, adesso sappiamo che possiamo rivolgerci al nostro concessionario di fiducia ed ordinare un’auto blindata, ma come avviene veramente la blindatura? Partiamo con il dire che ci sono protezioni che seguono degli standard sempre più rigidi, in base alla richiesta: si comincia con il dover riuscire a neutralizzare esplosioni ed armi da fuoco leggere, fino a dover sopportare ripetute raffiche di colpi sparati da armi pesanti. I punti chiave da rinforzare sono diversi: i finestrini, le portiere, il sottoscocca, le ruote. Adesso li andremo ad analizzare uno alla volta, per capire nello specifico quali sono le modifiche necessarie.

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Finestrini – Senza girarci attorno: i vetri sono la parte più debole di un’auto, nonché la più soggetta ad eventuali “attacchi”. Per il rinforzo dei finestrini ha giocato un ruolo fondamentale la ricerca sui materiali: il montaggio di pannelli multistrato, intervallati da film protettivi e da strati di kevlar, che aiuta ad assorbire l’energia cinetica di un possibile impatto, permette di scaricare la forza generata dall’urto di un proiettile su una superficie molto ampia e non solo in un punto specifico. Quindi l’energia liberata viene assorbita dalla struttura del finestrino, per tutta la sua estensione. Vi facciamo un esempio per capire meglio, uno degli esempi cardine della fisica: provate (voi, tanto noi non giudichiamo, o vostra moglie/fidanzata/compagna/mamma/sorella…) a camminare con un tacco a spillo su di un parquet: il risultato sarà probabilmente un bel buco nel legno. Ora fato lo stesso con una scarpa dal tacco largo……nessun danno, eppure il peso del tester è lo stesso. Questo perché la forza viene dissipata, nel secondo caso, su di una superficie maggiore.

Portiere – Altro punto da fortificare sono gli sportelli. In questo caso intervengono delle piastre di acciaio, o simili, che creano uno spessore protettivo. Il blocco non è monolitico, ma multistrato con una intercapedine interna, ed il materiale deve essere incline alla deformazione (che è differente dalla rottura). Il montaggio di queste parti deve avvenire il più lontano possibile dallo spazio riservato ai passeggeri, così da preservarli contro eventuali danni accidentali.

Il sottoscocca – E se dovesse arrivare una bomba a mano? Il sottoscocca dell’auto, seppur a primo avviso non sembri vulnerabile perché difficilmente raggiungibile, è una zona da considerare per avere una protezione contro ogni rischio. Le placche di metallo vengono poste a guardia di tutte le giunzioni, degli organi mobili, del pianale e soprattutto del serbatoio. Non tutte le blindature preventivano questo tipo di protezione, ma quelle più “spinte” permettono di sopportare anche l’esplosione, appunto, di una bomba a mano.

Ruote – Come ogni buon film d’azione ci insegna, per rendere vulnerabile un’auto le si deve togliere, in primis, la capacità di muoversi. Qui sorge il problema, perché una blindatura come quella che abbiamo trattato finora diventerebbe insufficiente in caso di pneumatici inutilizzabili. Qui interviene, in parte, la recente tecnologia “Runflat”, che permette a pneumatici bucati di percorrere ulteriori 80 km, viaggiando alla velocità minima di 80 km/h, sfruttando la forza centrifuga. Ma questo mette al riparo da semplici forature: e se dovesse dilaniarsi lo pneumatico? Esistono in commercio gomme apposite, con certificazioni antisfondamento ed antiscoppio, che dovrebbero bastare…..

Le minacce, però, possono essere più “subdole” di quanto ci si immagini, possono essere intangibili: i gas. Esistono livelli di protezione anche contro questo genere di attacchi. Le più recenti produzioni permettono di isolare il sistema di areazione con la pressione di un semplice tasto, che attiva anche un sistema ad aria compressa per mantenere l’abitacolo ad una pressione più alta rispetto a quella esterna, così che il gas non entri.

Vi abbiamo illustrati i punti critici e le soluzioni per proteggerli, ma c’è tutto un contorno da considerare. Una su tutte il peso: un’auto con questo genere di modifiche aumenta esponenzialmente il suo peso, e con esso si modifica profondamente la dinamica di guida. Il motore deve essere potente per riuscire a spostare, anche in modo piuttosto efficace, una massa che si confà più ad un camion che ad un’auto, i freni devono essere in grado di fermare repentinamente una massa in movimento molto più grande, le sospensioni devono reggere e non andare a fondo corsa, i sistemi elettronici devono essere tarati per rispondere in modo diverso e chi più ne ha più ne metta. Insomma: parliamo di un’auto completamente nuova, a tal punto che le case devono effettuare dei crash test specifici!

Claudio Anniciello

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Claudio Anniciello